Imagini ale paginilor
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Lucifero. Staremo dunque allegri, e ridenti, poìche habbiamo ottenuto la vittoria, e formaremo il trionfo con la squadra de nostri seguaci, decorata con armi, cantando sempre d'haver vinto l'humana stirpe; se questa non è grande, e vera allegrezza, quale di meglio potremo sperar mai in alcun tempo?

SCENE II.

Raphael, Michael, Gabriel.

These good spirits lament the fall, and retire with awe on the appearance of God.

SCENE III.

God, Eve, Adam.

God calls on Adam-he appears, and laments his nakedness-God interrogates him concerning the tree-he confesses his offence, and accuses Eve-she blames the serpent-God pronounces his malediction, and sends them from his pre

sence.

SCENE IV.

Raphael, Eve, and Adam.

Raphael bids them depart from Paradise-Adam laments his destiny Raphael persists in driving them rather harshly from the garden-Adam begs that his innocent children may not suffer for the fault of their mother-Raphael replies, that

not

not only his children, but all his race, must suffer, and continues to drive them from the garden-Adam obeys-Eve laments, but soon comforts Adam-he at length departs, animating himself with the idea, that to an intrepid heart, every region is a home.

SCENE V.

A Cherub,

Moralizing on the creation and fall of Adam, concludes the drama and monologue thus:

Con questa sola speranza si nodriscono, languenti intanto li tremano le membra, chiuso è l'horto, e di modo guardato, che non vi potranno mai più mettervi li piedi, poiche è fatto già loco proprio delli angeli beati, escluso l'huomo per propria colpa:

Felice lui se vi si fosse trattenuto senza peccato, di quanto ti sei privato da te stesso oh' pessima creatura :

Siatemi veracj testimonij di questo fatto ò cielo, ò alberi, ò monti, ò mare, ò fiumi, ò fere forsennato Adamo, che per sola intemperanza hà perduto quel bene, ch' in eterno à pena si ritrova;

Ma questo non è di nostra attinenza, che il gioco si fà contro di lui, e se ne pentirà, mà troppo tardi, e la voce publica de posteri maledirà sempre cosi gran fallo: questo è giorno da notarsi con penello fosco, ò con inchiostro, per esso memorando nella perditione, dell'humana salute.

No.

No. XI.

Avvertimenti agli Attori, prefissi all' Eduigi del Conte Alessandro Pepoli.

I. Il vestiario nero all' antica è quello, che più conviene in questa tragedia, sì per la serietà del soggetto, come per la maestà dello spettacolo. I pontefici però per hon essere molto confusi coi nostri sacerdoti devono servirsi d'altri colori, e in tal guisa, che il vestimento loro s'avvicini, non però totalmente, a quello dei sacerdoti greci antichi. Non mi servirei della mitra, essendo troppo caricata, ma piuttosto d'un berrettone quadro di qualche colore, fuorchè del nero.

II. Odo essendo più giovine si può contrassegnare colla maggiore oscurità della barba.

III. Nell' atto secondo la scena del sotteraneo deve essere profonda, e deve esser notte, non per altro, se non perchè in fale spezie di luoghi è sempre bujo. Parranno ridicole queste notizie; ma per i comici sono necessarie.

IV. Nella scena terza dell'atto secondo quando viene Elgiva, e s'inginocchia, Eduigi non deve mai sospendere il discorso tra la scena seconda che finisce, e la terza che comincia; e soltanto deve marcare il passaggio colla vibrazione del " povera Elgiva!"

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V. Nella scena quarta dell'atte secondo non v'è per ambidue tenerezza che basti.

VI. Nella scena prima dell' atto terzo tutte le piccole interrogazioni de' pari, e de' pontefici devono succedersi vibrate; e Dunstano, ed Odo, ma il primo spezialmente, deve portar su la fronte un'aria incessante di mistero, ed Odo nella fine di entusiasmo.

VII. Nelle prime scene dell'atto quarto Elgiva deve dimostrar sempre il più terribile presentimento.

VIII. La scena quarta dell'atto suddetto è la più importante della tragedia, e tutto il di lei colpo dipende dalla veloce esecuzione.. Ecco in qual modo in un teatro di prova io l'ho disegnata :

Supponendo le stanze d'Eduigi alla destra del palco, e la porta, ove entrano i pontefici alla sinistra, Elgiva nel corso della scena sarà alla destra, ora sul sofà assistita da Elfrida alla sinistra, ma un poco indietro, perchè tra Elgiva ed i pontefici resti libera la scena, ora in piedi con Elfrida, che viene a rimanere alla sinistra assolutamente fra i pontefici e la regina. Tutte le volte che Dunstano ed Odo tenteranno di rapir la regina, passeranno dinanzi ad Elfrida senza difficoltà. Nel fine poi, quando si sente la voce d'Eduigi tra le scene a mano destra, e che i pontefici traggono a forza Elgiva con essi, Dunstano afferrerà la regina per la destra, che resterà sempre rivolta alla parte donde viene lo sposo, e Odo passerà per di dietro della regina all' altra mano senz' afferrarla, ma come impedendola

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impedendola di fuggire. Quando Dunstano dirà la tua speranza è vana," deve essere vicino ad entrare nella scena sinistra, ma Elgiva tutta fuori sul palco. Nel mentre che ciò segue, Elfrida correrà dietro ai pontefici, e alla regina, velocissima essendo a dire "6 temerarj, che osate?" Poscia rispinta quand' ella vede ciò che appena potrebbe credere, batterà palma con palma, guardando il cielo, e correrà in giù, ma sempre dalla sinistra, appoggiandosi al proscenio, se però questo è ad un giusto livello.

IX. Nella scena ultima dell'atto quinto Odo sarà veloscissimo ad arrestare Etelvaldo. Quando poi Eduigi va contro ad Odo, quest' ultimo deve ritirarsi dietro ai soldati in modo, che nell'ultimo momento, ch'egli si è ritirato, guinga Eduigi rispinto, e tosto seguirà Odo dicendo:

Il suo furore

D'assalir oserebbe il cielo stesso.

Nel tempo de'quàli versi Eduigi arriverà (nel fine appunto) ad avere corso alla destra sul fine del palco per poi dir subito :

Voi lo sperate invan, &c. &c.

X. Quegli stessi soldati, che dovevano rapire il ferro ad Eduigi, verrano a poco a poco dietro a lui ne'tre versi, che dice prima d'uccidersi, affinchè lo sostengano quando cade trafitto. Devono però questi soldati circuirlo in sembianza di poter poi riuscire a disarmarlo.

N. B.

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